Il Cigno Songtext
Progresso e repressione
Distruggere il passato, fondare il futuro
Metteremo in ordine a colpi di cannone
Il comando è solo uno:
"Avanti, march"

Non esiste nessun'altra direzione che non sia il progresso
Chiunque intralcerà la nostra marcia finirà soppresso
La sentite questa puzza di carogna?
Le blatte sono fuori dalla fogna
E appena arrivate già pretendono diritti
Invece di star zitti e di crepare di vergogna
E ci penseremo noi
Là dove non arrivеrà la tisi ad ingrassare gli avvoltoi
Arriveremo noi
E poi, vi macinеremo come granuli ai frantoi
È finito il tempo del disordine, comincia a correre
Finite le misure morbide, bisogna mordere
Se vogliono la guerra, che guerra sia
Se vogliono vedere Cristo, che croce sia
La polizia non ha fantasia da sempre
Tanto, se c'hai l'artiglieria, non serve
Nel centro di Parigi infatti sfilano i plotoni
Contro le barriere fanno file di cannoni
Sulle barricate sono armati di moschetto
Protetti da barili di legno e reti di letto
Lo sanno pure loro quanto dureranno poco
Qualcuno grida: "Fuoco"

La palla di cannone vola e sfiora
Leggera lo stradone con sé
Se non ci fosse fretta, lenta come se
Non arrivasse mai

E invece arriva eccome
E dopo mille ancora
Colpi a mille miglia allora
Spari di cannone giù a ripetizione
Chi non scappa muore
Chi non muore implora
Ma il soldato automa spara sul bersaglio
Pure se la folla fugge allo sbaraglio
Puzzerà di sangue e polvere da sparo
Ma il comando è chiaro:
"Avanti, march"

Baudelaire ritorna dalle barricate bianco come il gesso
Il soldato che versava il sangue adesso versa il vino alla grande festa
Grida al progresso, brinda al destino
Ed il poverello ed il signorino lanciano il grido: "Modernité"
Baudelaire schifa la marmaglia informe degli intrattenuti
Che danno baci a chi gli ha dato solamente sputi
Il nuovo mondo battezzato al sangue dei caduti
E il passato è già passato l'hanno cancellato tutti
E i morti trascinati, i crani frantumarsi, legna, calcinacci e sparsi e merda di cavallo
Il sangue raggrumato ancora nel selciato
E l'erba che ci cresce puzza di metallo
Parigi taglia le radici per dimenticarlo
Di giorno si muove di fretta, odia il ritardo, lo spreco, l'inutile
Batte l'incudine il fabbro e quando
Viene la sera si gode il ballo
Ipnotizzato dalle paillettes e dalle soubrette
Berrà il suo veleno, penserà a tutt'altro
Amnesia di stato, dal massacro è cambiato tutto
Parigi che sembra una vecchia coperta di trucco
Nuovi palazzi, nuovi stradoni, nuovi lampioni di ferro battuto
E il mondo nuovo, cambia più in fretta
Molto più in fretta del cuore di un uomo
Il poeta cammina da solo, affranto
E scrive che quanto è rimasto di sacro è colato nel suolo
Insieme col sangue, durante il massacro
È sepolto tra fogne umide
E le coperte dei mendicanti nelle strade luride
In ogni scarto umano sottratto all'utile
È giunto a casa, la sua camera è l'unica cosa rimasta immutata
La sua passeggiata è durata un'era
Mentre si getta sul suo giaciglio e dalla ringhiera
Si vede un cigno, fuggito alla gabbia
Che sguazza nella polvere in cerca d'acqua
Sublime e sgraziato
Ricorda quel lago a cui l'hanno strappato
Alza lo sguarda ad un cielo secco
Beffardo color della ruggine e grida:
"Quando scenderai acqua?
Quando esploderai fulmine?"